La serata a Colono, di Elsa Morante,con Carlo Cecchi, regia Mario Martone, musica Nicola Piovani

 colono

La bellezza di questo spettacolo è l’equilibrio di tutte le sue parti, le musiche, gli attori, la scenografia, le regia: non c’è prevaricazione. Lo dimostra la presenza di Elsa Morante, questo è quello che mi ha colpito di più. Nonostante le musiche bellissime di Piovani, la bravura inestimabile di Carlo Cecchi e di Antonia Truppo, la regia perfetta e illuminata di Mario Martone, sembra di sentire la voce di Elsa Morante che racconta la sua storia di Edipo a Colono.

Tutto mi ha ricordato La storia, Ida la protagonista del romanzo l’ho rivista sdoppiata nell’Antigone di Truppa e nell’Edipo di Cecchi. Lo stesso dramma esistenziale che per un personaggio, Ida, era veramente troppo, qui è diventato drammaturgia e tutti gli elementi della tragedia greca raccontano la loro parte. Il coro non è narratore ma è la voce, anzi le voci, fastidiosa e distorta della mente senza controllo. Le voci sono la realtà: gli internati del manicomio.

Antigone è la devozione, l’amore filiale incondizionato, che potrebbe guarire il povero padre malato, ma, ahimè, Edipo è irrecuperabile. Come ne La Storia se va tutto storto non c’è scampo. Edipo parla, parla, e lo ascolta solo Antigone, l’amore che traduce con semplicità il perché sono qua ora “Pure se sono nata per dover morire / sono contenta d’essere nata […] e specialmente a voi pa’ addeso che siete vecchio /io ci penzo che se non ero nata chi ci stava con voi per custodirvi che quello è disastro / per la vecchiaia di non averci gnisuna compagnia”.

Deve essere stato difficile riuscire ad essere questo Edipo, riuscire a dargli la misura, la lucidità e la perfezione della cultura, della conoscenza folle. A questo Edipo non gli sfugge nulla e questo non gli serve a nulla, a cosa serve la diagnosi custodita da Antigone? Solo Giocasta può alleviare un po’ il suo delirio, quanto basta, è una piccola compassione che Edipo si concede.

Il coro da continuamente fastidio, tormenta il pubblico, ci tormenta con i gesti e le parole ripetute, con i crescendo della musica, questo brusio copre la voce di Edipo, ma lui continua concentrato a odiarsi. Lucido fino alla fine, nessuno ha colpe, tutto l’odio è per se stesso arriva fino al punto di non distruggersi.

 ElsaMorante

Teatro La Pergola, Firenze, dal 19 marzo al 24 marzo 2013.

da casaCris passo e chiudo

11 Lune e Sabatini

Dopo tanto tempo un post…qualche foto sullo spettacolo “Sui pedali della vita. Giuseppe Sabatini”

Il gioco dell’amore e del caso. Volevo ridere.

Il primo spettacolo interamente nato e prodotto dalla nuova Fondazione Teatro della Pergola, Il gioco dell’amore e del caso di Marivaux, ha debuttato ieri sera nel bellissimo teatro fiorentino.

Il cast artistico  di alto livello aveva creato molte aspettative e mi sono avviata con grande gioia nella “culla”  Teatro della Pergola. Voglio raccontare dello spettacolo per punti, iniziando dagli interpreti:

Paolo Briguglia volto noto de I Cento Passi di Marco Tullio Giordana, Baarìa di Giuseppe Tornatore e del più recente Basilicata coast to coast, di Rocco Papaleo.

Antonia Liskova protagonista della famosa serie Tutti pazzi per amore, al suo debutto assoluto in teatro.

Francesco Montanari già con Albertazzi e Salveti in teatro è il Libanese della serie tv Romanzo Criminale.

Fabrizia Sacchi dal teatro di Leo De Berardinis al cinema di Risi, Calopresti e Virzì e in televisione nelle serie Medicina Generale.

Questa è la presentazione, che ho letto dopo aver visto lo spettacolo, data dalla brochure del Teatro. Le conseguenze della scelta  di  questo cast erano evidenti.  Gli attori sono bravi ma televisivi, l’attore in teatro deve emozionare. Non c’è uno schermo da bucare con l’aiuto di riprese soggettive o inquadrature ravvicinate, l’attore deve far arrivare la voce e se è muto deve emozionare con il corpo.

Giuseppe Manfridi, traduzione e adattamento; Piero Maccarinelli, regia.

Mestiere e tecnica, tutto corretto. Ma fatta eccezione di un rapido accenno iniziale sulla violenza di genere che si consuma all’interno delle mura domestiche, nessuna deviazione, nessuna ispirazione, niente al caso. Anche qui scelte politicamente “coerenti”.

Gabriella Pescucci, costumi; Giacomo Costa, scene.

Qualcosa è arrivato, direi che un’ispirazione artistica c’era. Infatti lo spettacolo era questo, i costumi e il video/fondale, il Giardino di Boboli che cambia con il trascorrere della giornata e degli accadimenti è un elemento vitale dello spettacolo. Giacomo Costa per quanto si sia sforzato di mettersi al servizio della regia ha fagocitato lo spettacolo perché se c’è un’anima,  viene fuori.

Umile Vainieri, light designer.

Le luci erano quelle di un set  televisivo, sempre fredde e schiaccianti, sembrava lo studio di “Amici” della De Filippi, era voluto? in effetti seguendo un certo ragionamento sembrerebbe di si.  Evidentemente. Però una cosa proprio non tornava, gli attori quando entrano dalle porte hanno sempre il viso in ombra e questo è proprio strano.

Antonio di Pofi, musiche.

Mi sono piaciute.

Concludo con una preghiera per tutti coloro che si trovano ad avere la possibilità e la responsabilità di far arrivare il messaggio di quanto è importante per l’umanità la cultura e l’arte, chiedetevi se quello che fate vi emoziona e non preoccupatevi solo di compiacere.

da CasaCris questo è tutto

PS. http://www.corrierenazionale.it/spettacoli/teatro-e-concerti/62445-domande-e-risposte-sul-teatro-della-pergola

 

Signorelli…Lo Stupore di San Brizio

signorelli
signorelli

Oggi ho assistito alla prima di un esperimento magistralmente didattico.  Mi spiego, al Teatro Mancinelli di Orvieto un Visual Show raccontava con effetti visivi tridimensionali avvolgenti l’affresco della Cappella di San Birzio, a due passi dal teatro. Uno sguardo al bel Teatro e al suo sipario storico, poi le immagini in movimento sulle musiche  del “Mefistofele” di Boito, le animazioni si alternano dal fondale alla sala, gli ordini dei palchi spariscono e diventano demoni volanti e arcangeli giustizieri,  Signorelli, severo, ammonisce i peccatori e forse anche noi che assistiamo ignari dello sguardo divino che tutto e tutti coglie.   I morti riemergono dalla terra e ridono, felici della carne che rimpolpa le loro ossa. Difronte all’umanità di eletti e peccatori un pubblico di profeti ed evangelisti che guardano dall’alto dell’ordine celeste. Noi, il pubblico, siamo sul palco in mezzo ad un Giudizio Universale fatto di umane grida e di sguardi santi ma poco caritatevoli,  senza certezze sul posto che ci spetta cala il buio.

Perchè magistralmente didattico? perchè sono andata ad Orvieto con mio figlio di otto anni, quando siamo arrivati gli ho detto:- Ernst ora andiamo a vedere gli affreschi del Signorelli! Ernst, urlando mi ha risposto:- NOOOO! gli AFFRESCHI NOOOOO!! L’ho tranquillizzato dicendogli che era uno spettacolo e che avrebbe visto qualcosa di speciale.

Abbiamo visto il Visual Show e dopo è stato felice di andare al Duomo a vedere gli originali. Magistrale, no?

da CasaCris passo e chiudo

http://www.teatromancinelli.com/it/mancinelli_experience/visual_show.html

MA perché TRAINSPOTTING?

 

Questo è un appello agli autori della prima edizione del “World Bach-Fest” – Da Facebook a Facebach a Firenze, qualche notte fa dopo una bella pizza da Semolina sono andata a finire al Cinema Teatro Odeon luogo di una parte della maratona dedicata a J.S.Bach, fin qui tutto bene. Il programma prevedeva ore di corti a lui dedicati, la proiezione del Vangelo secondo Matteo di Pasolini, a seguire Chailly in una esecuzione, a seguire variazioni eseguite da Glenn Gould, POI alle ore 4.10 del mattino TRAINSPOTTING.

Ecco non ci dormo la notte! perché perché….

da casaCris

Leonardo da Vinci a Venaria

Lo sapevo che mi avrebbe più che colpita o emozionata, cosa mi è successo nel guardare il l’autoritratto di Leonardo? davanti ai suoi schizzi, davanti ai suoi disegni. Ho capito che il disegno è un indagine e che la pittura è scienza. Non è mai troppo tardi per capire il senso di un atto, quando si scarabocchia si studia. Non ero consapevole. Per un po’ di tempo studierò il suo trattato sulla pittura perchè è incredibilmete attuale.

Qualcuno ha detto che è povero quel maestro che non lascia discepoli, alludendo al fatto che Leonardo non abbia lasciato discepoli al pari della sua grandezza ma è stato talmente immenso che i suoi discepoli sono arrivati secoli dopo, siamo tutti suoi discepoli.

Un consiglio dal Trattato: XVI. Non resterò dal mettere fra questi precetti una nuova invenzione di speculazione, la quale benchè paia piccola e quasi degna di riso, nondimeno è di grande utilità a destar l’ingegno a varie invenzioni, e questa è: se riguarderai in alcuni muri imbrattati, o pietre di vasi mischi, potrai quivi vedere l’invenzione e similitudine di diversi paesi, diverse battaglie e atti pronti di figure, strane arie di volti e d’ abiti, e infinite altre cose; perchè nelle cose confuse l’ingegno si desta a nuove invenzioni.

da casaCris vicino a Vinci questo è tutto per ora

Don Giovanni: – Finalmente nella botola ci cade chi sta a guardare!


Giusto! all’inferno ci va chi sta a guardare. Esclusi i presenti, naturalmente, il pubblico che fin dall’inizio è stato chiamato a partecipare o cmunque a guardare, come si sarà sentito? Non importa, la prima alla Scala quando è così, è perfetta. Il regista è un genio, dall’inizio alla fine, per caso vive in Italia? non credo, ha capito, ha riportato quelle intuizioni di cui abbiamo bisogno. Proprio li a Milano, proprio li, dove tutti stanno a guardare. Ma vuoi vedere che lo spettacolo era al posto giusto nel momento giusto.
Il Don Giovanni di stasera l’ho ascoltato prima alla radio in diretta, poi l’ho guardato in differita, non sono in grado di dare valutazioni sulla direzione musicale, ma al primo ascolto ho sentito un certo sforzo nel canto. Poi guardandolo ho capito, per Donna Anna e Don Giovanni cantare rotolandosi sul letto deve essere stato molto faticoso! Non so se è una coincidenza ma nel punto di Or sai chi l’onore tante sedie sul palco e loro vestiti anni ’50 non è una citazione di “Kontakthof” by Pina Bausch? Questo Don Giovanni mi ha conquistata minuto dopo minuto, anche la scenografia che all’inizio non mi sembrava particolarmente interessante, si è rivelata giusta, nello spazio, in totale armonia con la regia. Gli interpreti su quel palco erano nudi e felici e quel finale con l’immagine della Scala e il suo pubblico che li stringe in un abbraccio perverso è stata l’ultima acuta intuizione. Una sensazione un po’ Eyes Wide Shut. Da CasaCris questo è tutto.

p.s. più ci penso e più mi suscita riflessioni. L’ultima: arena e gladiatori, vince il più forte, il più scaltro. Non c’è evoluzione siamo sempre li, fermi a millesettecento anni fa.

Direttore
Daniel Barenboim
Regia
Robert Carsen
Scene
Michael Levine
Costumi
Brigitte Reiffenstuel
Luci
Robert Carsen e Peter Van Praet
Coreografia
Philippe Giraudeau

Ho visto i PALADINI DI FRANCIA

Le aspettative non sono andate deluse, lo spettacolo è bello. Certo non è una novità, lo spettacolo gira da tre anni e ha avuto molti riconoscimenti. Mossa da irrefrenabile curiosità ho cercato il testo, la drammaturgia dello spettacolo; anzi ho cercato le storie narrate dai Pupi, le storie dei paladini di Francia con le loro infinite variabili. Certo ero interessata a questo testo, sorpresa! l’ho trovato nella Trilogia del Salento (edizione Titivillus) di Francesco Niccolini, noto giovane drammaturgo. Piacevolmente colpita dalla bravura dei pupi attori, riprodurre i movimenti e le articolazioni richiede grande concentrazione, le armature sonanti e curiose rendono giocosa e allegra la messa in scena. Il lunare Caronte Papageno è più originale e divertente degli scheletri abituali dei Pupi di Cuticchio. Da CasaCris questo è tutto, passo e chiudo.